Il Gava illustra Celestini
Pubblicata su Pupù, l'inserto per bambini di Pubblico del 23/09/12
Testo di Ascanio Celestini
Cecafumo
Mi
chiamo Fratone – dice un’ombra- e ce ne andavamo insieme al mio
compare Fratino per la montagna quando ci siamo trovati in mezzo al
bosco senza che sapevamo dove stavamo. Ci siamo messi a raccogliere
foglie e radici da mangiare ché erano molte ore che non mangiavamo e
non avevamo nient’altro che un fiasco di vino. Si è fatta quasi
notte e non troviamo la strada per tornare a casa così ci mettiamo a
cercare un riparo. Troviamo una grotta e ci infiliamo dentro, ma
appena entrati e fatta un poco de luce vediamo un enorme spiedo alto
‘na quaresima e una salciccia infilzata nello spiedo grande come un
maiale. Dietro allo spiedo c’è una forma di formaggio che per
alzarla da terra ci vogliono quattro uomini e una ricotta che riempe
una vasca da bagno. Una montagna di prosciutti e salami, una
mortadella grossa come un letto matrimoniale e una crosta di pane.
Fratino, che era il mio compare, se ne vuole subito andare via
“Scappiamo che qui c’è qualcosa che non mi torna”. Ma io dico:
“Restiamo soltanto il tempo di mangiare qualcosa e poi ripartiamo.
Che tu Fratino sei piccolo, magro magro, a te basta mangiare una
volta a settimana, ma io che sono Fratone ho bisogno pure di
formaggio e salame, pane e mortadella per riempirlo questo stomaco!”.
E
mentre Fratino mangiava la crosta di pane, io ho mangiato mezza vasca
da bagno di ricotta, un prosciutto, due mortadelle e pure la
salciccia La salciccia infilzata nel grosso spiedino all’entrata
della caverna.
Allora
entra Cecafumo, un gigante alto quanto dieci cristiani, peloso in
faccia e con un solo occhio piantato in mezzo alla fronte. Entra e fa
entrare le sue dieci pecore insieme al suo montone e con una grossa
roccia chiude l’entrata della caverna. “Chi è che ha mangiato la
mia salciccia? –dice- chi è stato? Fratone? E la mia ricotta? Le
mie mortadelle e i miei salami? Sempre Fratone! E chi è che ha
mangiato la mia crosta di pane? Chi è stato? Fratino! E mo’,
adesso che voi mi avete mangiato tutta la cena io che robba mi
mangio? Adesso tocca che mi mangio a voi due. Voi due che avete
mangiato il mio cibo a tradimento meritate di essere mangiati.
Fratone è più grosso e magari mi rimane sullo stomaco ma Fratino è
troppo piccolo e forse non mi sazia. Comunque, visto che vi devo
mangiare a tutti e due e non so’ chi mangiare per primo,
mi mangio Fratì o mi mangio Fratò? Ambarabà
ciccì coccò, mi mangio Fratò! Fratone
è più grosso e me lo mangio per cena e fratino che è più piccolo
me lo mangio domani mattina a colazione con latte e biscotti!”
Allora il gigante Cecafumo mi ha preso e mi ha mangiato senza manco
farmi parlare!
Il
mio povero compagno Fratino si mette a pregare il gigante di
risparmiarlo, di non mangiarselo ma poi si ricorda del fiasco di vino
che si portava dietro e glielo offre a Cecafumo. “Grazie –fa
Cecafumo- sei molto gentile. Per questa tua gentilezza io ti
risparmierei anche la vita ma visto che hai mangiato la mia crosta di
pane e per domani mattina non ho quasi nulla da mettere sotto i
denti, ti mangerò lo stesso!” E detto questo il gigante Cecafumo
si beve tutto il vino di Fratino, si addormenta e comincia a russare.
Allora Fratino va in mezzo alle pecore. Prende il montone e lo
uccide. Prende la pelle del montone, la piega per bene e la mette
vicina all’entrata, accanto alla grande roccia che chiude la porta.
Prende
lo spiedo, quello alto ‘na quaresima, e si avvicina al gigante
Cecafumo. E con tutta la forza che ha glielo infilza nell’occhio!
Il gigante urla e Fratino si va a nascondere sotto alla pelle del
montone. “Adesso ti prendo e ti mangio subito –urla il gigante- e
non aspetto manco la colazione di domani, dove credi di scappare? La
roccia davanti all’entrata riesco a spostarla solo io che sono un
gigante. Adesso ti acchiappo brutto traditore!” Cecafumo urla e
strilla, ma Fratino se ne sta sotto alla pelle di montone e non dice
niente. La mattina appresso le pecore del gigante incominciano a
belare perché vogliono uscire, andare per la campagna a brucare
l’erba. Allora Cecafumo sposta la grande roccia all’entrata della
grotta e si mette davanti all’uscita con le gambe aperte e ogni
pecora la fa passare ad una ad una in maniera che escano fuori solo
le pecore e dentro ci resta Fratino.
Ma
Fratino si era messo la pelle del montone sulle spalle e riesce a
scappare ché quando arriva sotto le gambe di Cecafumo il gigante gli
fa: “Ecco che passa il mio bel montone. Adesso che sei uscito, ti
posso richiudere la grotta e dentro ci siamo rimasti solo io e quel
traditore di Fratino che m’ha cecato!” Ma appena Fratino sbuca
fuori dalla grotta si leva la pelle del montone dalle spalle e chiama
il gigante cieco. Gli fa, dice: “Cecafumo! Non era il tuo montone
quello che è uscito per ultimo ero io, Fratino, che sono stato più
furbo di te. Volevi mangiarmi e sono riuscito a scappare anche se sei
cento volte più forte e più grosso di me!” “E bravo Fratino!
–dice il gigante- Sei riuscito a battermi e per questo ti meriti
una ricompensa. Tieni prendi questo anello prezioso!” e detto
questo, Cecafumo gettò un anello a Fratino che lo mise subito al
dito. Ma appena si mette l’anello ,subito si accorge che è un
anello magico e più cerca di scappare dal gigante e più invece i
piedi lo portano verso di lui. Fratino cerca di sfilarsi l’anello,
ma quell’anello non viene via. È arrivato ormai a un passo da
Cecafumo che già si prepara a mangiarselo quando Fratino si taglia
il dito e scappa. Il dito allora finisce in bocca al gigante che se
lo mangia! “E bravo Fratino, sei davvero furbo! –dice il gigante
Cecafumo – A mangiare non ti ho mangiato ma almeno un pezzetto ti
ho assaggiato!”. Così Fratino si è salvato la vita, mentre io
–dice l’ombra di Fratone- sto ancora nello stomaco di Cecafumo.
Un gigante arrabbiato che non c’ha più manco un occhio per
piangere la sua disgrazia e che non perde mai l’occasione di
maledire l’amico mio Fratino.
Ascanio Celestini
illustrazioni Gava